Il vino bianco per antonomasia dei Castelli Romani: il Frascati è stato uno dei primi vini Italiani ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata nel 1966 ed ha avuto la DOCG nel 2011. È, insieme al Chianti, il vino italiano più conosciuto al mondo e già nella seconda metà del 1970, quando ho iniziato a viaggiare all’estero, l’ho trovato nei grandi negozi alimentari in parecchie nazioni. In fiaschi di paglia e grandi bottiglioni con tappo a vite, era uno dei vini più a buon mercato anche negli Stati dove era alta la tassa sull’alcool. Purtroppo ciò, insieme alla bassa qualità del prodotto, ha nuociuto alla figura del vino italiano che fino alla fine del secolo scorso è stato considerato sempre inferiore rispetto alla qualità dei vini francesi. Per fortuna oggi, grazie all’impegno dei nostri produttori, è tutta un’altra cosa. Al tempo dell’Impero Romano la zona di Tusculum, attuale Frascati, fu uno dei luoghi prediletti dalle famiglie patrizie di Roma, come quelle di Lucullo e Marco Tullio Cicerone, per soggiorni vacanzieri. Molti costruirono ville imponenti e grazie al clima mite e alle caratteristiche orografiche, impiantarono anche vigneti che producevano un vino piacevole. Dopo la distruzione di Tusculum, tra il 1100 e 1200, gli abitanti della zona cominciarono a costruire abitazioni provvisorie facendo delle capanne con frascheprese dai boschi limitrofi e sembra che il nome della attuale Frascati derivi appunto dal materiale con cui furono costruiti i primi ripari di fortuna. Il vino ebbe con il passare dei secoli sempre più apprezzamenti a tal punto che nella Città Eterna non poteva esserci osteria che non avesse il Frascati, il vino piacevole, beverino ma nello stesso tempo fornito di buona struttura che poteva abbinarsi un po’ a tutto dai salumi alle minestre, alle verdure, al pollo, al coniglio, all’abbacchio e persino alla porchetta. Il successo fu sicuramente dato dalla vicinanza alla grande città ma anche perché una volta all’osteria si andava per bere e spesso il mangiare ogni avventore se lo portava da casa, per cui l’oste doveva trovare un vino che potesse abbinarsi piacevolmente a tanti cibi diversi.Oggi il Frascati ha cambiato identità pur provenendo da un assemblaggio di uve diverse piantate sullo stesso terreno, come allora. Attualmente, come previsto da disciplinare, le uve utilizzabili sono Malvasia di Candia, Malvasia del Lazio, Trebbiano, Bellone, Bombino e altre minori,che, sia per il tipo che per il metodo di coltivazione e di vinificazione, danno un prodotto con caratteristiche diverse da quelle di un tempo. Dal profumo fine e delicato, con una buona acidità e sapidità che non toglie la naturale morbidezza,dotato di una buona struttura, riesce comunque ad essere abbinato ad un buon numero di piatti della cucina tradizionale e non solo. Sono sicuro e i segnali ci sono, che l’impegno di alcuni produttori sarà da esempio a tutti gli altri per riportare il Frascati ai fasti di un tempo.